Il testo è ripreso dall’opuscolo informativo „Salute mentale – che cos’è?“, (pag. 37-41), pubblicato dalla Provincia Autonoma di Bolzano, Ufficio Distretti Sanitari (2. edizione riveduta e corretta)
Le abitudini possono essere un aiuto, le ossessioni un limite
Quasi tutti abbiamo qualche piccola ma innocua ossessione nella vita di ogni giorno. Per esempio, tendiamo a fare determinate cose seguendo sempre lo stesso schema. Questo ci consente di risparmiare tempo ed energie, facilitandoci in molte attività quotidiane. A volte, però, le abitudini possono diventare così forti da non poter più essere interrotte o controllate con la semplice volontà, fino a riproporsi con un’insistenza tale da rendere la vita stessa un inferno. É il caso di quelle persone che sentono di dover ripetere costantemente determinate azioni anche contro il proprio volere, per esempio controllando un’infinità di volte se hanno chiuso bene la porta di casa, oppure lavandosi continuamente le mani per proteggersi dallo sporco o dai germi. Altre sono invece attanagliate da pensieri che, pur provandoci strenuamente, non riescono ad allontanare: vi sono ad esempio giovani madri che alla sola vista di un coltello non riescono a pensare ad altro che al rischio di ferire il loro bambino o se stesse. per “ossessioni” si intendono pensieri o azioni che si impongono costantemente alla persona.
Benché gli stessi interessati si rendano perfettamente conto che si tratta di pensieri ed azioni irragionevoli, essi non riescono in alcun modo ad evitarli e, se tentano di resistere, si trovano a vivere in una condizione di crescente tensione, ansia o disgusto. Il senso di oppressione si attenua solo nel momento in cui cedono all’impulso alimentato dall’ossessione. Questo circolo vizioso causa estremo disagio alle persone colpite che se ne vergognano, nascondendo le proprie ossessioni il più a lungo possibile anche a costo di restare isolate o di subirne conseguenze negative sul posto di lavoro. Per dirla con le loro stesse parole, si sentono dei “pazzi dalla mente lucida”. Le ossessioni sono più forti della volontà e non si lasciano reprimere.
Il disturbo ossessivo-compulsivo è molto diffuso e si associa spesso ad altri disturbi psichici
Il disturbo ossessivo-compulsivo colpisce l’1-2% delle persone. Dopo l’ansia, la depressione, i disturbi psicosomatici e l’alcolismo esso rappresenta dunque il quinto disturbo psichico più diffuso al mondo e colpisce gli uomini in percentuale leggermente superiore alle donne. In metà dei casi i primi sintomi del disturbo si osservano già in età infantile, anche se nel bambino taluni fenomeni ossessivi possono essere legati alla fase evolutiva e tendono a scomparire spontaneamente. Se i sintomi persistono oltre la pubertà, invece, è raro che la guarigione sia spontanea. In genere il disturbo ossessivo-compulsivo si manifesta appieno nella prima età adulta. Può accadere che le persone che ne sono affette considerino per molto tempo assolutamente normali i propri comportamenti e le proprie ansie, specie quando le loro ossessioni sono accettate dalla società (p. es. controllare, riordinare od organizzare meticolosamente il proprio posto di lavoro).
Spesso si deve arrivare alla perdita del posto di lavoro o alla fine di un rapporto di coppia per rendersi conto che bisogna intervenire con urgenza e che all’ossessione si è ormai sacrificata una parte importante della propria vita. In altri casi, invece, le ossessioni compaiono improvvisamente a seguito di un evento sconvolgente o doloroso. Due terzi delle persone affette da disturbo ossessivo-compulsivo sviluppano anche una depressione. Al secondo posto in ordine di frequenza fra i disturbi associati all’ossessione figurano le sindromi ansiose, seguite da altre patologie quali la dipendenza da alcol o farmaci ed i disturbi psicosomatici. In assenza di un trattamento adeguato il disturbo ossessivo-compulsivo non scompare spontaneamente: in molti casi, anzi, esso si estende progressivamente ad altri ambiti dell’esistenza.
Ossessione e compulsione: due volti dello stesso problema
Per ossessioni si intendono pensieri persistenti che si presentano al soggetto contro la sua volontà. Esse possono avere per oggetto un potenziale pericolo (p. es. non aver spento il fornello a gas) ed assumono proporzioni esagerate, tanto da interferire sempre più con la normale conduzione della vita (ci si pensa talmente spesso da non potersi più concentrare sul lavoro). Le ossessioni possono però essere anche di tipo aggressivo (insultare un superiore), religioso (bestemmiare ad alta voce in chiesa) o sessuale (masturbarsi in pubblico). Il soggetto le percepisce come spiacevoli e vive nel costante timore che si possano realizzare. Questo in realtà non accade praticamente mai, né per quanto riguarda gli insulti, né tanto meno nel caso degli atti aggressivi od osceni. Le persone affette da ossessioni si sentono in colpa per azioni che non hanno commesso.
Le compulsioni sono spesso una conseguenza delle ossessioni (p. es. il ripetuto controllo dell’interruttore della luce per paura che un cortocircuito possa innescare un incendio), ma possono essere anche indipendenti da queste. Le compulsioni sono rituali che il soggetto, a dispetto delle proprie resistenze interiori, si vede costretto a ripetere con una frequenza esagerata per attenuare le proprie ansie, prevenire un presunto danno o rispettare determinate regole che egli stesso si è imposto. Gli atti compulsivi più diffusi consistono in un eccesso di controllo, lavaggio, conteggio, riordino, ripetizione o collezione. I rituali ossessivi richiedono moltissimo tempo e la sensazione di aver fatto abbastanza matura con estrema lentezza. Inoltre, ad ogni interruzione si ricomincia da capo. Molte ossessioni si manifestano solo fra le mura domestiche. Non di rado anche i famigliari vengono coinvolti nei rituali ossessivi: in alcun casi, ad esempio, basta la loro assicurazione che la porta di casa sia stata ben chiusa o la stanza pulita a dovere per porre termine allo stato di ansia. Ma quello che a prima vista potrebbe sembrare un modo per ridurre la sofferenza in realtà non è altro che un’ulteriore estensione dell’ossessione. IL
Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) può dipendere da molti fattori
Si ritiene che il disturbo ossessivo-compulsivo sia determinato da più cause concomitanti. Vi sono infatti fattori ereditari che fanno sì che in certe famiglie le ossessioni siano più frequenti che in altre. Nei soggetti affetti da DOC risultano particolarmente attive determinate porzioni della regione frontale che presiedono al controllo mentale e il metabolismo di certi neurotrasmettitori risulta alterato. Anche l’educazione rigida, le situazioni di forte impatto emotivo e la difficoltà nel gestire lo stress possono svolgere un ruolo significativo nell’insorgenza e nella persistenza del disturbo. Le ossessioni possono essere interpretate come un tentativo di superare una forte paura (p. es. lavarsi ripetutamente le mani per liberarsi della paura dello sporco). Se ad un dato comportamento segue una rapida attenuazione dell’ansia, esso verrà ripetuto sempre più spesso: in un certo senso, dunque, le ossessioni si possono “apprendere”. Le persone affette da DOC sono estremamente meticolose, precise ed ambiziose, con uno spiccato senso del dovere. Esse reprimono la propria aggressività suscitando negli altri un’impressione di estremo autocontrollo, tendono ad essere più consapevoli dei propri doveri che dei propri diritti e proprio per queste caratteristiche sono in genere molto stimate dalla società.
A chi rivolgersi?
Il medico di medicina generale va consultato se sorge il dubbio di soffrire di disturbo ossessivo-compulsivo: è meglio rivolgersi al medico una volta di troppo che rischiare di trascurare il problema. Gli psicoterapeuti (psicologi o psichiatri) sono gli specialisti in grado di assicurare un trattamento mirato per il disturbo ossessivo-compulsivo. Gli psichiatri possono diagnosticare meglio di chiunque altro un disturbo ossessivo-compulsivo, distinguendolo da altre patologie psichiche. Lo psichiatra deve essere comunque consultato quando il solo approccio psicoterapeutico non ha dato i risultati sperati oppure in presenza di patologie associate o quando il disagio è tale da generare nel soggetto pensieri suicidi. I famigliari possono aiutare il soggetto colpito evidenziandone con pazienza i comportamenti ossessivi per fargli comprendere che si tratta di una malattia da prendere sul serio. I gruppi di aiuto-aiuto contribuiscono a rompere l’isolamento nel quale cadono sovente i soggetti affetti da DOC. In un gruppo di persone con lo stesso problema è più facile superare la vergogna della propria sofferenza, ammettendola apertamente e cercando aiuto.
Come si cura il disturbo ossessivo-compulsivo?
Purtroppo buona parte dei soggetti colpiti nasconde il proprio problema per una decina d’anni prima di chiedere aiuto. Quanto minore è la durata del disturbo e quanto più improvvisa la sua comparsa, tanto migliori sono le prospettive di guarigione. Il disturbo può essere trattato efficacemente con la psicoterapia, i farmaci antidepressivi o con una combinazione di entrambi. Attraverso la psicoterapia il soggetto riconosce le caratteristiche del disturbo ed individua le strategie che gli consentono di ridurre le proprie immotivate paure e di acquisire un certo distacco rispetto alle proprie ossessioni (“quello non sono io, quella è la mia ossessione”). Contemporaneamente impara a rispettare i propri desideri e le proprie esigenze, contenendo entro un limite ragionevole le aspettative riposte dagli altri nei suoi confronti.
Tra i vari approcci psicoterapeutici la terapia cognitivo-comportamentale è quella che scientificamente ha dimostrato più risultati nel trattamento delle ossessioni. Per la buona riuscita della terapia non conta però tanto la scuola seguita, quanto piuttosto la motivazione del soggetto e l’esistenza di un buon rapporto di fiducia fra psicoterapeuta e paziente. I farmaci antidepressivi riducono le apprensioni che alimentano l’ossessione, rafforzando il soggetto nella decisione di opporvisi e di sopportare le paure che ne conseguono. La piena efficacia dei farmaci si raggiunge dopo due o tre mesi di trattamento. Se la terapia dà risultati soddisfacenti il farmaco deve essere assunto con regolarità, anche per anni. Gli antidepressivi consentono di trattare con successo una percentuale compresa fra il 50% e il 70% dei soggetti colpiti. Il ricovero in un reparto psichiatrico o in una clinica psicosomatica è consigliabile quando il trattamento ambulatoriale non ha prodotto risultati soddisfacenti. In passato si credeva che il disturbo ossessivo-compulsivo non potesse essere curato. Oggi si sa che questo non è vero e la maggior parte dei soggetti colpiti può trarre notevoli benefici da un trattamento mirato.