Il testo è ripreso dall’opuscolo informativo „Salute mentale – che cos’è?“, (pag. 63-67), pubblicato dalla Provincia Autonoma di Bolzano, Ufficio Distretti Sanitari (2. edizione riveduta e corretta)
Distimia: Che cos’è?
A tutti capita ogni tanto di sentirsi tristi. Un evento esterno, una situazione di stress, ma anche le semplici delusioni della vita quotidiana possono essere causa di un umore cupo o irritato. Di solito questi pensieri e sentimenti negativi tendono a scomparire spontaneamente. Quando però la depressione dell’umore perdura quasi quotidianamente e pressoché ininterrottamente per un periodo di almeno due anni si parla di distimia.
La distimia è una forma particolare di depressione. I soggetti che ne sono colpiti avvertono per mesi, anni o addirittura decenni un senso di perenne stanchezza, abbattimento e tristezza e sono spesso di umore cupo e lamentoso. Essi sviluppano col tempo una serie di timori e di ansie accompagnati da una sensazione di sostanziale inadeguatezza: quasi tutto li affatica e quasi nulla dà loro gioia o soddisfazione. Si sentono sfiniti e privi di energie, hanno reazioni irritate o rabbiose ed incontrano notevoli difficoltà nel concentrarsi o prendere decisioni. Altre manifestazioni caratteristiche della distimia sono la bassa autostima e lo scarso contatto con gli altri, associati in molti casi a disturbi del sonno e dell’appetito e talora a stati di malessere fisico di origine indefinita (vertigini, spossatezza, dolori).
Rispetto all’episodio depressivo (trattato più approfonditamente nel capitolo „Depressione: che cos’è?”) la distimia presenta sintomi più lievi, ma molto più persistenti. Spesso il distimico si rende conto della propria assenza di interessi e del proprio atteggiamento fortemente autocritico, e sovente si considera una persona noiosa. Questi atteggiamenti e queste sensazioni diventano parte integrante della sua vita quotidiana, tanto che in molti casi egli finisce per attribuirli al proprio carattere e alla propria personalità. per questo motivo la distimia viene raramente riconosciuta come malattia mentale e curata come tale.
La sofferenza psichica spesso non si vede
Di solito i distimici riescono ad espletare ugualmente le proprie funzioni lavorative e sociali, seppure con uno sforzo di cui gli altri difficilmente si rendono conto. Può dunque accadere che la loro sofferenza non venga riconosciuta, né presa sul serio. L’umore perennemente cupo può causare rabbia o stizza nel prossimo, che li considera dei pessimisti guastafeste. Il fatto di non essere capiti rafforza a sua volta l’insicurezza e la percezione negativa che i distimici hanno di sé, accrescendone lo sconforto e l’irritabilità. Si innesca così un circolo vizioso che causa grave disagio ai soggetti colpiti ed a chi li circonda.
È il caso di chiedere aiuto?
Molte persone che soffrono di distimia non chiedono aiuto perché non sanno che la loro infelicità è causata da una malattia che può essere curata. Dal momento che i sintomi sono persistenti, sono portate a credere che la loro sofferenza sia normale, che faccia parte della vita.
La distimia è caratterizzata da un esordio repentino e da un decorso cronico
Circa il 6% della popolazione sviluppa una distimia nel corso della vita. Di solito il disturbo prolungato dell’umore inizia nell’adolescenza, a volte invece precocemente nell’età infantile o giovanile. L’esordio precoce vede una distribuzione uguale tra i generi, mentre in età adulta la distimia colpisce le donne da due a tre volte più frequentemente degli uomini. Le persone anziane affette da questo disturbo si ammalano spesso dopo un episodio depressivo, una situazione di lutto od un altro evento stressante a livello fisico o psicosociale.
La distimia dipende da molti fattori
La distimia può essere determinata tanto da fattori ereditari e fisici, quanto da situazioni di stress emotivo e sociale. Molti distimici attribuiscono il loro umore perennemente cupo ad un’infanzia difficile, altri a situazioni di stress vissute in età più recente, altri ancora semplicemente al fatto di essere “così dalla nascita”. Spesso la distimia si manifesta in associazione con altri disturbi psichici. Non di rado essa risulta correlata ad episodi depressivi ricorrenti, ma anche a sindromi ansiose, abuso di farmaci e dipendenza da alcol.
La distimia può essere trattata con successo. Molte persone affette da distimia non cercano aiuto perché credono che la loro infelicità sia parte della loro vita e non la considerano invece una malattia che può essere curata. Anche i familiari si accorgono solo di rado che determinate “particolarità caratteriali” difficili da sopportare derivano in realtà da una condizione patologica. Per questa ragione i soggetti distimici patiscono per anni gravi sofferenze prima di sottoporsi ad un trattamento.
A chi rivolgersi?
Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto, ma il primo passo può richiedere un certo sforzo e molto coraggio: famigliari ed amici possono offrire un importante sostegno in questa fase. Il medico di medicina generale va consultato non appena sorge il dubbio di soffrire di distimia. Egli può infatti escludere eventuali cause organiche ed avviare un trattamento o inviare il paziente ad uno specialista o ad uno psicoterapeuta. Gli psicoterapeuti (perlopiù psicologi o psichiatri) sono gli interlocutori più indicati per aiutare il soggetto ad elaborare problemi e disagi di ordine psichico. É bene rivolgersi ad uno psichiatra in caso di grave sofferenza o rischio di suicidio. Nei gruppi di auto-aiuto i soggetti distimici si rendono conto di non essere soli con la propria sofferenza e si possono offrire reciprocamente sostegno e consiglio.
Come si cura la distimia?
La psicoterapia ed una eventuale combinazione con farmaci antidepressivi costituiscono oggi uno strumento molto efficace per trattare la distimia, sempre tenendo conto della particolare situazione di ciascun soggetto.
Attraverso la psicoterapia il soggetto impara a vedere ed affrontare in modo diverso i propri problemi, sperimentando esperienze positive e spezzando la propria quotidianità di rimuginamenti e preoccupazioni. La psicoterapia presenta diversi orientamenti: in alcuni casi indaga l’infanzia, in altri si concentra piuttosto sul presente con training comportamentali e tecniche di rilassamento e di percezione corporea, in altri ancora richiede la partecipazione dei famigliari o si svolge in gruppi. Oggi sappiamo comunque che nella psicoterapia, più che l’orientamento scelto, conta soprattutto il rapporto che si instaura fra il soggetto (paziente) ed il terapeuta, rapporto che deve essere caratterizzato da un clima di fiducia e di rispetto. Tutto ciò che viene detto durante le sedute di psicoterapia è coperto dal segreto professionale.
Nella psicoterapia il soggetto impara ad accettarsi; capisce che non può cambiare le persone che lo circondano, ma che può solo cambiare se stesso. I farmaci antidepressivi devono essere assunti con regolarità. I primi benefici (ritorno delle energie e miglioramento dell’umore) si avvertono solo dopo quattro-sei settimane. La distimia è caratterizzata da un’alterazione del metabolismo cerebrale. In determinati centri cerebrali si sviluppa infatti una carenza di neurotrasmettitori attivanti che rende più difficile la trasmissione di segnali positivi e stimolanti. Il farmaco antidepressivo compensa la carenza di neurotrasmettitori migliorando in tal modo la trasmissione alterata. É stato dimostrato che anche la psicoterapia può migliorare la trasmissione delle informazioni aumentando l’attività dei neurotrasmettitori. Per evitare ricadute la terapia farmacologica deve in genere protrarsi per diversi mesi. Alcuni soggetti continuano a prendere anche per anni, a scopo cautelativo e preventivo, i farmaci da cui hanno tratto beneficio.
Gli antidepressivi non producono dipendenza e non alterano la personalità. Anche l’attività fisica può essere utile per superare gli stati di spossatezza ed abbattimento. La distimia non è un lato negativo del carattere, bensì una condizione patologica che oggi può essere trattata con successo. Il trattamento consiste in prima linea in psicoterapia; e come seconda scelta in una combinazione di farmaci antidepressivi e psicoterapia per indurre un miglioramento rapido ed un cambiamento durevole.