Il testo è ripreso dall’opuscolo informativo „Salute mentale – che cos’è?“, (pag. 57-61), pubblicato dalla Provincia Autonoma di Bolzano, Ufficio Distretti Sanitari (2. edizione riveduta e corretta)

I disturbi psicosomatici
insorgono in concomitanza con un profondo mutamento nella vita del soggetto, in genere eventi negativi, legati ad un conflitto con un’importante persona di riferimento o ad una perdita, rispetto ai quali il soggetto stesso inconsapevolmente si autocensura. Può conseguirne, in personalità particolari, un’espressione del conflitto o del dolore psichico a livello corporeo anziché verbale. I disturbi psicosomatici sono disturbi riferiti al corpo, che però si manifestano in assenza di una patologia organica. Essi possono interessare praticamente qualsiasi organo o regione del corpo. Il termine “psicosomatico” proviene dal greco “soma” (corpo, fisico) e “psyche” (coscienza, anima) ed indica quei disturbi che presentano manifestazioni fisiche come una malattia dell’organismo, pur derivando in realtà da cause psichiche. Nella medicina e nel linguaggio corrente esistono numerosi termini per indicare lo stesso fenomeno: disturbo funzionale, disturbo somatoforme, esaurimento nervoso, neurastenia, disturbo psicovegetativo, disturbo di somatizzazione, sindrome da stress, distonia vegetativa, nevrosi vegetativa ed altri ancora. I disturbi psicosomatici sono difficili da inquadrare, in quanto compromettono il funzionamento di un organo senza che possa essere accertata, anche con le indagini più aggiornate, una sua lesione vera e propria. Nondimeno, essi causano sovente grave sofferenza a chi ne è colpito.

In molti casi i sintomi possono essere rappresentati con precisione (p. es. cefalea, fitte al cuore, bruciore durante la minzione), in altri essi risultano difficili da descrivere o classificare (p. es. svogliatezza, stanchezza, inquietudine, senso di pesantezza nell’addome). Spesso i disturbi si modificano nel tempo o vengono descritti via via in modo diverso dal soggetto (p. es. una sensazione di pressione e bruciore alla schiena può essere rappresentata due mesi dopo come dolore pungente con zone di insensibilità). I disturbi psicosomatici vengono innescati e mantenuti da condizioni di stress psicosociale. Essi costituiscono infatti un tentativo dell’inconscio di gestire una situazione di conflitto utilizzando l’organismo o parti di esso.

Nei disturbi psicosomatici il rapporto medico-paziente è particolarmente difficile e delicato
Per poter diagnosticare un disturbo psicosomatico il medico deve naturalmente escludere qualsiasi causa organica. Questo richiede in genere un certo numero di accertamenti che, a seconda del medico e del paziente, possono sfociare in una lunga serie di esami. Il paziente viene così inviato da vari specialisti, che dispongono a loro volta ulteriori analisi. Quando poi, dopo lunghe ricerche, viene alla fine formulato il sospetto di una causa psicogena, accade spesso che il paziente non si senta preso sul serio e perda fiducia nel proprio medico, pensando che questo lo consideri un “malato immaginario” o, peggio ancora, un pazzo. Deluso, il paziente cambia medico e si sottopone ad una nuova serie di esami ed accertamenti, sempre senza alcun esito. In questa fase egli consulta e successivamente abbandona un gran numero di medici, in quello che viene definito “doctor-shopping”.

In alcuni casi il soggetto si sottopone persino ad interventi chirurgici. Quando poi il medico si convince che non vi è alcun disturbo organico, il rapporto con il paziente subisce in genere un cambiamento radicale: le richieste di aiuto del paziente possono essere considerate dal medico un fastidio e l’invio ad altri specialisti o la richiesta di ulteriori esami possono tendere a toglierselo di torno. Questo atteggiamento è particolarmente deleterio per la successiva “carriera” del paziente, il quale, anziché sentirsi preso sul serio, si vede bollato come paranoico e si rivolge così ad altri medici, sperando che questi lo capiscano. In effetti proprio questo è il punto fondamentale: capire la persona che soffre. Il medico curante dovrebbe convocare con una certa frequenza questo tipo di pazienti proprio per evitare che continuino a rivolgersi a colleghi sempre nuovi per richiedere esami inutili e costosi o addirittura interventi chirurgici. Un approccio rispettoso nei confronti di questi pazienti ne facilita il cauto inserimento in un trattamento psicoterapeutico.

I disturbi psicosomatici rappresentano la categoria di disturbi più numerosa in medicina
Di tutti i pazienti che si rivolgono al medico di medicina generale, quelli con disturbi psicosomatici oscillano fra il 15 e il 50 percento. Nelle donne l’incidenza è doppia rispetto agli uomini. Nel corso di un anno, circa il 10 percento della popolazione soffre di un disturbo psicosomatico che risulta quindi essere il terzo più diffuso disturbo psichico dopo la sindrome ansiosa e la depressione. Il disturbo si manifesta perlopiù fra i 20 ed i 40 anni di età e colpisce soprattutto le persone celibi o nubili, separate o divorziate. La sintomatologia comprende sempre disturbi psichici e fisici, anche se i pazienti tendono a mettere in evidenza i problemi fisici sottacendo quelli psichici. A livello psichico si riscontrano: ansia, nervosismo, irritabilità, svogliatezza, indecisione, affaticabilità, difficoltà di concentrazione. A livello fisico si osservano fra l’altro stanchezza, mal di testa, vertigini, ronzio nelle orecchie, senso di oppressione o di nodo in gola, palpitazioni, cardiospasmo, senso di oppressione al torace, difficoltà di respirazione, inappetenza, nausea, crampi nel tratto digerente, gonfiore, diarrea o stitichezza, irregolarità del ciclo mestruale, difficoltà nei rapporti sessuali, minzione frequente, disturbi cutanei (prurito), sudorazione forte ed improvvisa, disturbi del sonno, dolori alla colonna vertebrale o alle articolazioni e dolori muscolari.

I disturbi psicosomatici si distinguono per alcuni elementi caratteristici. L’esordio di un disturbo psicosomatico ha in genere radici lontane nel tempo ed è spesso difficile da individuare. Se però nella storia clinica recente non compaiono episodi di stress psichico, è probabile che si tratti di un disturbo organico. Quanto maggiore è il numero dei sintomi lamentati, tanto più improbabile è l’origine organica, in quanto le patologie fisiche iniziano di norma con pochi segni tipici. Anche un cambiamento frequente dei sintomi descritti lascia presumere che si tratti di un disturbo psicosomatico. Spesso i disturbi insorgono in concomitanza con un profondo mutamento nella vita del soggetto.

Allo sviluppo di un disturbo psicosomatico concorrono diverse cause
I rapporti interpersonali nell’infanzia sembrano svolgere un ruolo importante. La maggior parte dei soggetti colpiti proviene infatti da un ambiente familiare piuttosto rigido, eccessivamente formale e gravato da eventi stressanti. La condizione di figlio naturale, conflitti fra i genitori, la frequente assenza della madre o una sua malattia psichica, forti aspettative nei confronti del soggetto stesso e la mancata elaborazione di stati ansiosi possono costituire ulteriori elementi predisponenti allo sviluppo di un disturbo psicosomatico. La personalità del soggetto presenta sovente elementi di insicurezza e difficoltà nelle relazioni con gli altri in conseguenza di un’alterazione del senso di autostima. In molti casi si osserva una forte volontà di adattamento, generalmente tramite prestazioni superiori alla norma, cui si possono accompagnare in determinate circostanze il timore del fallimento e la paura del futuro.

Spesso il soggetto non è in grado di elaborare correttamente le delusioni, specie nella sfera delle relazioni interpersonali. Egli è frequentemente combattuto fra il desiderio di aggrapparsi a qualcuno ed il timore di una conseguente dipendenza e limitazione, ma non ha fiducia nella propria capacità di risolvere autonomamente le situazioni difficili. Attraverso la malattia egli cerca aiuto e comprensione, ma al tempo stesso anche la possibilità di mantenere un certo distacco. Il disturbo viene spesso innescato da crisi o momenti di transizione nella vita, quali il matrimonio, un trasferimento, un cambiamento (in meglio o in peggio) nella vita professionale, la nascita di un figlio o la sua fuoriuscita dal nucleo famigliare, ecc. Determinante in questi casi non è tanto l’evento in sé, quanto piuttosto l’importanza che il soggetto gli attribuisce. La situazione scatenante può apparire insignificante agli occhi delle altre persone, mentre il soggetto ne viene scosso profondamente. L’organo con cui egli reagisce all’evento dipende da una serie di fattori individuali ed è una “scelta” inconsapevole.

I disturbi psicosomatici sono molto diffusi e possono essere trattati con successo mediante interventi mirati
Non esiste una specializzazione in psicosomatica, mentre per aiutare queste persone è necessaria una buona collaborazione tra psicoterapeuta e medici coinvolti onde evitare il „doctor-shopping“. La prima cosa da fare è che il soggetto si liberi dal marchio di “nevrotico” o “paranoico”. Questo scopo può essere perseguito anche attraverso campagne d’informazione come quella che ha condotto alla pubblicazione del presente opuscolo. Per prevenire l’insorgenza di questi disturbi è utile che il soggetto abbia la possibilità di sfogarsi (non bisogna ingoiare tutto); anche l’esercizio fisico svolto con regolarità (p. es. praticando sport di resistenza quali la corsa, il ciclismo o il nuoto) ed un’alimentazione sana ed equilibrata possono essere d‘aiuto. La psicoterapia è la parte essenziale del trattamento. Nei casi in cui si arriva alla psicoterapia, il soggetto ha in genere alle proprie spalle un lungo peregrinare da un esame all’altro e da una terapia alla successiva.

Fondamentale è che la terapia non si rivolga tanto al problema fisico, quanto al linguaggio dell’organismo attraverso il quale l’inconscio comunica al conscio che così non si può andare avanti. Le terapie basate sul dialogo, le tecniche di rilassamento e l’ipnosi si sono rivelate efficaci. L’importante è che il soggetto riconosca le cause delle proprie tensioni psichiche e impari a comprenderle e gestirle in modo nuovo. In alcuni casi può giovare anche una mirata terapia farmacologica con antidepressivi o antipsicotici. Un’alternativa è rappresentata anche dalle medicine omeopatiche o vegetali cosí come pure dall’agopuntura. Poco utili sono la somministrazione di tranquillanti, antidolorifici o il tentativo di “curarsi” da sé ricorrendo ad alcol, nicotina e caffeina, con il rischio di giungere all’abuso. I gruppi di auto-aiuto svolgono un’importante attività di informazione, aiutano chi vi partecipa a combattere il senso d’isolamento e ne rafforzano l’autostima.