Il testo è ripreso dall’opuscolo informativo „Salute mentale – che cos’è?“, (pag. 29-35), pubblicato dalla Provincia Autonoma di Bolzano, Ufficio Distretti Sanitari (2. edizione riveduta e corretta)
Maniacalità: Che cos’è?
Il tono dell’umore varia nel tempo: ogni persona può attraversare periodi in cui ha l’umore equilibrato, altri periodi in cui si sente triste o depressa ed altri ancora in cui si sente allegra o euforica. Gli psichiatri indicano i periodi di eccessiva e immotivata allegria con i termini “mania” o “maniacalità”. Gli interessati non riescono più a modulare le loro emozioni e non le adattano alle situazioni, sembrano letteralmente “irrigiditi” in euforia o disforia. Il loro comportamento iperattivo e caotico corrisponde al tono dell’umore. Gli ammalati non sono consci dei loro sentimenti anomali, di solito si sentono molto realizzati o superiori agli altri. La mania è l’unico disturbo psichico che molte persone vivono positivamente: percepiscono un aumento della vitalità, una uscita dalle abituali ristrettezze e riferiscono di “non essersi mai sentiti meglio”. Altri invece la percepiscono come una fase inautentica, estranea alla loro personalità.
I sintomi della mania sono i seguenti:
- umore elevato, e nei casi più gravi molto variabile;
- aumento dell’energia, dei progetti e delle attività, fino ad un insieme di iniziative caotiche e disorganizzate;
- elevato senso di sé, che può sfociare in deliri di grandezza (la persona si convince di essere importante e può identificarsi in un milionario, profeta, politico famoso);
- tendenza a parlare molto più del solito, pensiero più veloce, turbe della concentrazione;
- diminuzione del sonno senza stanchezza di giorno;
- comportamenti insoliti con disinibizione sociale: comportamento espansivo e chiassoso, eccessi di alcol e droghe, spreco di denaro, acquisto di oggetti inutili, guida rischiosa, avvicinamenti provocatori all’altro sesso, molestie sessuali ed ipersessualità;
- eventualmente anche allucinazioni uditive positive (interpretate spesso come la “voce di Dio”) che danno delle indicazioni importanti da seguire;
La mania quindi è in un certo senso la faccia opposta, l‘altro “polo”, della depressione ed assieme alla depressione fa parte di un disturbo che viene chiamato “disturbo bipolare”. Gli interessati guariscono di regola dalla mania, e si riammalano dopo periodi variabili o di mania o di depressione. Per indicare la temporaneità dei disturbi si usano i termini “episodio maniacale” ed “episodio depressivo”.
Il disturbo bipolare
Il vecchio nome del disturbo bipolare era malattia maniaco-depressiva. Entrambi i termini si riferiscono alle oscillazioni di mania e di depressione che caratterizzano la malattia; i due “poli” del disturbo. Il disturbo è episodico, nel senso che il singolo periodo maniacale e depressivo si estingue. La diagnosi di disturbo bipolare può essere posta non appena il soggetto ha avuto un episodio maniacale o ipomaniacale, anche se esso è breve. É probabile che nuovi episodi maniacali e depressivi si presentino nel corso della vita e tale probabilità cresce con il numero degli episodi. Gli episodi di mania si alternano a episodi di depressione o sono staccati da loro, nei tempi intermedi la persona è completamente sana. C’è chi soffre solo una volta in vita sua di un episodio maniacale e di un episodio depressivo. Spesso però la frequenza degli episodi è maggiore, con aumentata probabilità di episodi depressivi in primavera ed in autunno, e di episodi maniacali in estate. Le interruzioni della vita normale possono avverarsi anche più volte all’anno e costituiscono un grande peso per gli ammalati e le loro famiglie.
Il disturbo bipolare interessa approssimativamente l’1% della popolazione generale, con la stessa frequenza fra uomini e donne. Tipicamente il disturbo bipolare si presenta per la prima volta verso i 20 anni di età. Una particolare attenzione va posta per riconoscere la maniacalità degli adolescenti, nei quali può esprimersi con abuso di alcool o droghe, irritabilità, problemi scolastici, deliri (idee o convinzioni che non rispondono alla realtà). Persone affette solo da mania molto lieve (episodi ipomaniacali) possono avere anche un particolare successo professionale o privato utilizzando i periodi di marcata creatività ed instancabilità. Questi decorsi non richiedono trattamenti, sono però molto rari.
La maniacalità può dipendere da molti fattori
Tra le cause del disturbo vi è sicuramente la predisposizione genetica, che comporta una maggiore probabilità ad ammalarsi di questo disturbo nelle famiglie in cui vi è già qualche parente affetto. Episodi maniacali e depressivi possono insorgere di colpo. I fattori psicosociali (stress intensi, lutti) o condizioni ormonali (gravidanza) hanno un ruolo determinante nello scatenare gli episodi. Le neuroscienze indicano un metabolismo cerebrale alterato negli affetti da disturbo bipolare: durante le fasi maniacali troppi neurotrasmettitori attivanti sono a disposizione di determinati centri del cervello, mentre nelle depressioni si avvera una loro carenza. Di conseguenza i segnali positivi vengono smisuratamente rafforzati nella mania ed attenuati nella depressione. Sintomi maniacali si possono avere anche in altri disturbi psichici (schizofrenia, uso di alcol e droghe), organici (tumori cerebrali, ictus), ormonali o in intossicazioni da farmaci che vanno diagnosticati e curati in quanto tali.
Chi può essere d’aiuto?
Gran parte delle persone con disturbo maniacale sono sposate, hanno figli e svolgono un’attività lavorativa. Abbiamo visto che il disturbo può variare considerevolmente nella sua gravità. All’estremo leggero dello spettro è necessario il trattamento solo durante le fasi acute. Purtroppo però la mania, se non trattata, mette a repentaglio i rapporti famigliari (alto numero di separazioni), il lavoro (spesso i pazienti vengono licenziati), le relazioni con gli altri. Soprattutto può ripetersi nel tempo e dopo ogni crisi la persona deve faticosamente ricucire quello che la mania ha strappato o distrutto. La persona che attraversa una fase maniacale di regola non ha coscienza di malattia, respinge spesso le cure psichiatriche e vive le proposte terapeutiche come delle provocazioni; è inoltre imprevedibile nel suo comportamento ed eventualmente anche incapace di intendere e volere. Il fatto che la mania spesso provochi negli altri un senso di fastidio o di rabbia comporta che in genere i familiari sono i primi ad accorgersene.
Nei casi di grave mania è quasi sempre necessario un ricovero, perché i comportamenti sono talmente disturbanti che non è possibile una convivenza con i famigliari. Nei casi estremi può essere necessario obbligare la persona a ricoverarsi, perché non ha coscienza di stare male. Il ricovero coatto (trattamento sanitario obbligatorio) viene proposto da due medici, deliberato dal sindaco e di regola attuato con l’aiuto delle forze dell’ordine. Se vi accorgete che un vostro famigliare incomincia ad accusare alcuni dei disturbi descritti, la prima cosa da fare è contattare il medico di famiglia, che valuta se è necessario intervenire, e in questo caso va consultato anche lo psichiatra.
La cura della maniacalità
Sono disponibili trattamenti efficaci dell’episodio acuto, ed il trattamento a lungo termine può prevenire episodi futuri se l’interessato comprende l’importanza del trattamento preventivo da effettuare anche in fase di pieno benessere con controlli clinici. Inoltre l’identificazione precoce della sintomatologia risulta decisiva per la terapia. Perciò la rete di supporto deve estendere nel tempo l’osservazione del decorso del disturbo ed è importante chiedere scelte precise e tempestive all’equipe terapeutica: i terapeuti devono adattare di volta in volta, in relazione alle necessità, il programma terapeutico e preventivo. La terapia farmacologica, la psicoterapia, il supporto alla famiglia sono importanti perché permettono di evitare o contenere le ricadute.
La psicoterapia individuale permette al paziente di aver una maggiore consapevolezza rispetto alla malattia, ed anche di seguire con costanza le terapie farmacologiche. É importante inoltre per consentire al paziente di adottare stili di vita meno stressanti. I colloqui assieme ai famigliari hanno l’importante compito di sostenerli nei momenti di crisi ed aiutarli ad “adattarsi” alle fasi dell’umore del paziente. La terapia farmacologica è costituita dagli stabilizzatori dell’umore, farmaci che riescono a temperare ed a volte eliminare completamente le crisi di mania. Questi farmaci (litio, valproato, carbamazepina) richiedono dei controlli del sangue per valutare il loro dosaggio, agiscono spesso dopo mesi e devono essere assunti per degli anni o decenni. I farmaci antidepressivi vanno usati durante le eventuali crisi depressive, ma con la cautela di sospenderli immediatamente se fanno virare l’umore verso la mania. Durante la crisi maniacale si possono usare inoltre i farmaci sedativi ed antipsicotici, per contenere i sintomi e ridurre l’intensità della crisi. É importante costruire una rete terapeutica, che coinvolga i famigliari, il medico di famiglia e l’equipe psichiatrica. Mania e disturbo bipolare non sono un destino ineluttabile. Oggi possono essere curati con successo. Il trattamento a lungo termine può prevenire episodi futuri.